sabato 14 aprile 2012

IL DISBOSCO

Le stagioni dell'odio si facevano sempre più intense,
rigurgiti di malinconia sfioravano i pensieri di milioni di menti. Ferme.
Buoni e cattivi, sani e malati, tutti riuniti sotto un unico segno color rosso sangue, perpetuavano il loro poltrire senza dare alcun segno di stanchezza.
A dire il vero, c'erano ancora dei pezzi di sforzo sparsi qua e là, ma nessuno ci badava più.
Alcuni sarebbero rimasti, mentre altri sarebbero stati trasferiti ben oltre i confini dell'ammissibile.
Resisi conto dell'imminente disastro, i profeti dell'ossigeno decisero che era giunto il momento di agire.
Si guardarono l'un l'altro, senza parlare.
E in questo clima di costante silenzio, poterono udire solo i tonfi generati dalle disperate cadute dei compagni in lontananza.
Coscienti del proprio destino, ma del tutto inermi e impreparati al suo presentarsi, poterono solo continuare a guardarsi. Sempre in silenzio, e sempre con la volontà di incoraggiarsi l'un l'altro, sperando che, magari, da quell'unirsi platonicamente in un abbraccio idealistico, il dolore potesse sembrare più lieve.
Intanto i tonfi si avvicinavano sempre più minacciosi. Finché il ronzio della fine li raggiunse.
Ad uno ad uno, tutti gli alberi caddero senza che nessuno di loro potesse emettere il benché minimo lamento, e il bosco che un tempo popolava quel piccolo pezzo di mondo venne presto sostituito dalla nuova villa con piscina (ed eliporto) di Paris Hilton.
Fu l'apoteosi del cemento, e la fine del mondo. Ma solo di quello secondo natura.
Per il resto, rimase tutto come prima: coperto da una sottile coltre di silenzio e permeato da una macabra quiete da cui non sarebbe mai stato possibile liberarsi. Nemmeno coi soldi di Paris Hilton.