venerdì 29 gennaio 2010

Ben Tornati!


Dedicato a tutti quelli che hanno a che fare con quei piccoli entusiasmanti neofiti dello stare al mondo che sono i bambini, e che combattono ogni sera al momento di farli addormentare. Ecco un breve suggerimento novellistico che può tornare utile per conciliare l'attività dell'omino del sonno e della fatina della fantasia.
Nonchè dedicato a tutti coloro che hanno ascoltato almeno una volta "The Prince of Idles" e che si sono immedesimati almeno un pò nel protagonista.


DALLA PARTE DELLA CICALA
(Ode al dolce far niente)


Un giorno d'estate la cicala stava, come suo solito, cantando e ballando all'ombra di un salice, senza preoccuparsi del domani.
Ad un tratto, vide passare di fronte a sé una sterminata fila di laboriose formiche, tutte intente a trasportare qualcosa al formicaio.
“Cosa fate?”- chiese la cicala.
“Ci prepariamo ad affrontare l'inverno!”- risposero le formiche.
“Portiamo al formicaio ogni genere di cosa che ci aiuti a sopportare la stagione fredda. C'è chi procura provviste, chi da coprirsi e chi materiale utile a fortificare le nostre case durante le bufere o i temporali...”
“Ma oggi c'è il sole e fa caldo”- ribatté la cicala- “Perché non vi riposate o non vi godete con me la bella stagione?”
“Oh, cara cicala, se facessimo come tu dici probabilmente non sopravviveremmo all'inverno, e se anche potessimo farcela l'estate prossima ci toccherà lavorare il doppio per riempire il vuoto lasciatoci alle spalle. Grazie dell'invito, ma non ci fermeremo con te a cantare e ballare”.
Avvilita per il rifiuto e un po' stizzita dalla saccenza delle formiche la cicala decise di spostarsi all'ombra di una quercia, dieci passi più avanti, per poter continuare a sollazzarsi e a godere del tepore estivo.
D'un tratto le si avvicinò uno scoiattolo. La cicala, eccitata dall'idea di avere un pubblico, iniziò a cantare e ballare come non aveva mai fatto prima, con un energia tale che avrebbe potuto abbattere la quercia e il bosco intero tanto era l'entusiasmo scaturitole da quell'unico, immobile spettatore.
Ma lo scoiattolo non applaudiva all'esibizione: aveva le mani occupate.
Si avvicinò alla cicala quando questa era all'apice della sua espressione artistica, e con voce autorevole le disse:
“Spostati, scansafatiche d'una cicala! Con tutto questo trambusto di canti e balli stai ostruendo il passaggio per la mia tana, dove devo riporre le ghiande che ho in mano e che mi serviranno ad affrontare e a sopravvivere all'inverno. Pussa via! E non disturbarmi più con le tue scempiaggini!”
Sconsolata, ed enormemente sconvolta e stupita per la reazione dello scoiattolo, la cicala si diresse verso le sponde del torrente, venti passi più avanti dal salice, e dieci più in là della quercia.
Si sedette sulla riva e, stremata dall'esibizione precedente e dalle delusioni patite si addormentò.
Quando riaprì gli occhi ciò che vide la lasciò di stucco. Il fiume era congelato, il bosco spoglio e lugubre, il cielo, orfano del sole e del suo calore, era di colore grigio.
Nell'aria si respirava un'atmosfera tetra e funerea: era arrivato l'inverno.
Presa dal panico la cicala cercò allora rifugio tra gli alberi, come faceva d'estate. Ma gli unici alberi che potevano darle un minimo di riparo erano un pino, un abete e un cipresso.
Salì sul cipresso, ma i suoi rami troppo ripidi e la sensazione mortuaria che avvertì la convinsero a scendere subito: quell'albero poteva essere la sua tomba.
Provò allora ad accomodarsi sul pino, ed era già meglio del primo, ma qui furono le foglie troppo appuntite e la resina appiccicosa a farle cambiare idea, e quindi a scendere.
Le restava come ultima speranza l'abete, guarda caso l'unico di tutto il bosco. Appena vi salì, vide scendere dal cielo una calma pioggia di “petali bianchi”. Alzò lo sguardo e si accorse che scendevano direttamente dalle nuvole. Ci volle poco per capire che stavano venendo a riposarsi sulla terra in attesa della prossima estate.
Era uno spettacolo talmente bello che la cicala, in barba al freddo e all'inverno decise di cantare e ballare come durante la bella stagione. Per festeggiare e per accentuare ulteriormente la magia che in quel momento la vita le stava regalando.
Quando poi la “pioggia” finì, e le nuvole furono ben adagiate al suolo, la cicala notò l'avvicinarsi di strane figure verso l'abete.
Non sembravano creature del bosco, ma da come si presentavano le pareva che coincidessero alla perfezione con quello che un giorno l'amico merlo (uno che ha viaggiato e che il mondo l'ha visto per benino), le descrisse come “uomo”.
Posizione eretta, come un orso quando è arrabbiato, le zampe inferiori più lunghe e grosse di quelle superiori e una testa senza muso o becco.
“Sì sì: sono degli uomini!”- disse fra sé e sé la cicala. Però c'era qualcosa che non quadrava con la descrizione del merlo.
“Lui mi ha sempre detto che gli uomini sono cattivi, che hanno lo sguardo severo e che usando dei tubi di metallo cercano di far male alle creature del bosco con dei pallini pesanti e dolorosi.
Invece, questi sotto l'albero hanno lo sguardo sereno: ridono.
Giocano con le nuvole e costruiscono delle figure simili a loro: che buffo quel naso fatto con una carota!
E poi guarda con quante belle luci e fronzoli stanno addobbando l'abete!
Avranno saputo che qui ci abita la miglior cicala canterina del mondo!
E allora perché non dedicargli un bel concerto?!”
Così la cicala cominciò a cantare e ballare dieci volte più forte di quando vide la neve e cento volte più intensamente di quando ebbe per pubblico lo scoiattolo ingrato.
I bambini ai piedi del tronco furono estasiati da quello spettacolo. La cicala era piccolissima in confronto a loro, ma l'albero amplificava il suo canto talmente bene che la sentirono fino a valle.
Fu un'esperienza meravigliosa, tanto che molti di loro, oggi adulti, la ricordano come “il Natale dell'Abete Canterino”, nonché il più bell'inverno della loro vita.
E la cicala? Riuscì a sopravvivere alla stagione fredda?
Sì, grazie alle caramelle che i bambini appesero all'albero e alla neve che su di lui si poggiò.
Poi, l'inverno successivo si fece accompagnare dall'amico merlo nelle terre del sud, in cerca di nuove esperienze e nuovi pubblici a cui far sentire le sue opere.
Così, di anno in anno, di stagione in stagione, la cicala tenne concerti in tutto il mondo e per tutti i bambini.
Finché anche alle laboriose formiche e all'irascibile scoiattolo non giunse notizia de “L'autunno del Castagno Canterino”, “La Primavera del Ciliegio Canterino” e “L'Estate della Cicala Felice”.

Alla Prossima
I vostri Charlatani favolosi.

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