Piccola novella in seconda persona per arrivare prima a godersi la bella stagione. E non solo...
"L'estate è iniziata e il caldo sta facendo il suo sporco dovere. Ti senti come un ghiacciolo al forno, ma il restare tra amici condividendo esperienze e sensazioni scalda il cuore e rinfresca la mente. Vaghi per le strade della città lamentandoti che non c'è il mare, che non hai una persona da amare, che il governo fa schifo e che qualcosa si dovrebbe fare, ma è tutto inutile. Tu sei fermo, statico, mentre il mondo intorno gira e corre come una trottola impazzita in preda ad un anarchico moto perpetuo. Hai difficoltà a ragionare;
ma come si fa ad avere il sangue freddo con tutto sto caldo?
Cerchi un pò d'ombra, un angolo in cui poter riflettere, ma finisci in una chiesa: l'afa ha fatto la fortuna della cattolicesimo.
E quando sei lì di fronte a quei quadri enormi che rappresentano scene di biblica memoria, ti rendi conto che anche per poter provare un minimo di piacere dello spirito a volte è necessario passare attraverso il supplizio del corpo.
Ma è cosa da super eroi del martirio. E per fortuna tu sei semplicemente un uomo.
Ti discosti da quei mastodontici fumetti sacri e torni nel torpore asfissiante degli spazi aperti. Trovi un albero. Ti stendi sotto di esso. Guardi in alto e osservi le foglie: immobili e rigogliose. Vivono anche loro la bella stagione staticamente, in attesa dell'autunno, momento in cui faranno l'unico viaggio della loro vita.
Quanto sei più fortunato? Hai già visto di più di una foglia, e ne vedrai ancora di più. Ma lei ti sembra più saggia.
Perchè?
Nonostante tutto: il caldo, l'immobilità, lo smog circostante; lei sta lì, erta verso il cielo, verso l'alto. Coltiva l'inutile ambizione di raggiungere il divino. E ci riuscirà. Poichè nel farlo condivide con te la sua aria, mentre stai sotto di lei inerme ed imbabolato a riflettere ancora su quell'ultimo balletto verso il basso che precederà la sua ascesa spirituale verso l'infinito.
E ti rendi conto di come sia una chiara allegoria della vita stessa.
Siamo destinati ad un lento declino, ma sta noi riuscire di arrivarci serenamente, rendendo la caduta morbida, aerodinamica, piacevole.
In base a come e di quanto ci modelleremo nei confronti del mondo determineremo la nostra forma di spirito atto ad ergersi verso la trascendentalità del vivere.
Che si riduce, come le foglie, ad un semplice bisogno di ossigeno. Semplice, appunto. E per questo difficile".
Alla prossima
I Vostri Charlatani in procintodiabbassareleemissionidico2
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