Continua la nostra intervista ad Antonella de Robbio nell'ambito della tutela e della giurisdizione di idee.
-In Italia c'è un organo che spesso, all'orecchio de “l'uomo della strada”, pare essere l'unica risorsa nel campo delle tutele: la S.I.A.E. Puoi spiegarci brevemente che cos'è e qual è esattamente la sua funzione?
Non è facile spiegare cosa sia esattamente la SIAE e quali siano le sue funzioni, o meglio, ci vorrebbe una seria analisi anche normativa in merito ai poteri ad essa assegnati dalla legge. Ma una buona analisi e descrizione la si trova nel recentissimo documento dell’ AgCom su “Il diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica” recentemente pubblicato sul sito dell’Autorità, documento focalizzato sul tema della pirateria digitale che introduce una distinzione molto corretta tra streaming e downloading. La SIAE è deputata, per la sua natura di ente pubblico su base associativa, a perseguire specifici fini ontologicamente privatistici (ovvero, quelli degli associati) di tutela, soprattutto patrimoniale, delle opere dell’ingegno e – in generale - del diritto d’autore. Il nucleo delle funzioni attribuite istituzionalmente all’ente è costituito principalmente dall’attività, di natura privatistica, di intermediazione nell’utilizzazione economica delle opere protette da copyright: riproduzione digitale (CD e DVD), musica, spettacoli, mostre, teatro, lettura ad alta voce…
La SIAE è la Società Italiana degli Autori ed Editori, ma di fatto – erroneamente a quanto si pensa – non tutela gli autori o gli editori, in quanto è la legge che stabilisce la titolarità del diritti e di conseguenza definisce la tutelabilità delle opere. La SIAE non supporta nemmeno nei casi di plagio. Quello di cui si occupa è la gestione dei diritti per conto di autori ed editori.
Di fatto l’autore o il suo avente causa può esercitare personalmente i diritti riconosciuti dalla legge, oppure affidarne la tutela alla Società Italiana degli Autori e degli Editori come semplice associato oppure dando un Mandato effettivo alla SIAE. Un autore che opti per un mandato alla SIAE non è però più libero per esempio di esercitare direttamente i suoi diritti.
- Esistono degli organi alternativi?
Recentemente si sta parlando molto dell’AGCOM, l’Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni che per la sua natura di autorità amministrativa indipendente, svolge, funzioni super partes di garanzia e vigilanza del sistema delle comunicazioni elettroniche (attraverso poteri istruttori, di accertamento e sanzionatori), al fine di assicurare il rispetto delle regole del mercato e dei consumatori; essa persegue fini pubblici, tutelando – contemperando tra loro- interessi costituzionalmente protetti.
Un ruolo molto diverso da quello della SIAE per certi versi però no è chiaro a chi spetti che cosa e dove i due enti si sovrappongano in ruoli e compiti. La norma è carente in merito, ma sembrerebbe che la competenza della SIAE concerne il porre in essere attività di tipo operativo e iniziative di cooperazione sulla base di uno schema istruttorio definito in ultima analisi dall’Autorità.
Poi, per citarne alcuni vi è l’AIE L’Associazione Italiana Editori (AIE) un’ associazione di categoria, aderente a Confindustria, con circa 420 soci copre circa il 90% del mercato librario italiano. Rappresenta, sul piano nazionale, le imprese che producono e gestiscono i contenuti, indipendentemente dal formato in cui sono veicolati, tutelando gli editori e facendo attività di consulenza. Dell’AIE fa parte anche EDISER una società di servizi che si occupa di formazione e monitoraggio dei dati.
AIDRO invece è una società per la gestione collettiva dei diritti che tutela i diritti di riproduzione delle opere librarie e periodiche. (non si occupa di digitale).
Ha due principali ambiti di attività:
• le azioni di contrasto contro la pirateria libraria
• la gestione, per conto degli autori ed editori associati, dei diritti di riproduzione in fotocopia delle opere librarie per uso professionale o commerciale, nei casi quindi che vanno oltre la riserva di legge concessa alla SIAE (uso personale entro il limite del 15% di ciascun libro o rivista). AIDRO offre un sistema di licenze studiato per soddisfare le diverse esigenze del mercato.
La FIMI Federazione Industria Musicale Italiana è una federazione che tutela e promuove le attività connesse all'industria discografica in generale e rappresenta circa 2500 imprese produttrici e distributrici in campo musicale.
Ma numerose sono le possibili associazioni, federazioni, società per la gestione collettiva dei diritti, sindacati associativi, nazionali o internazionali.
- Che cos'è il “Creative Commons”?
Creative Commons è un'organizzazione non-profit che opera nel pieno rispetto delle leggi esistenti.
Le licenze Creative Commons sono sei possono essere usate da artisti, giornalisti, docenti, istituzioni e, in genere, creatori che desiderino condividere in maniera ampia le proprie opere secondo il modello "alcuni diritti riservati". C’è molta confusione sull’uso di tali licenze. Le licenze Creative Commons sono un mezzo per educare l’utente che capita su una risorsa in rete a tenere un comportamento corretto. La licenza dice all’utente quello che può fare e quello che non può fare.
Poiché la legge è molto rigida, la licenza stabilisce invece cosa è possibile fare con quella risorsa (musica, testo, immagine che sia). Ci sono anche molti falsi luoghi comuni, si dice che dotando il proprio lavoro di una licenza CC si perdono i diritti. Nulla di più falso. La licenza serve solo a comunicare di chi sono i diritti e cosa l’utente può fare, allargando le eccezioni consentite dalla legge. Un’opera con licenza CC può essere riprodotta interamente. Il detentore dei diritti può non autorizzare a priori usi prevalentemente commerciali dell'opera o la creazione di opere derivate e qualora lo permetta, può imporre l'obbligo di rilasciarle con la stessa licenza dell'opera originaria. In Italia si è effettuato un attento lavoro normativo per calare le licenze entro la legge italiana sul diritto d’autore, assai diversa rispetto al modello statunitense noto come “copyright”. L’idea è di espandere la portata delle opere di creatività disponibili per la condivisione e l'utilizzo da parte di altri soggetti o utenti in generale, per offrire la possibilità di poter costruire, com'è sempre avvenuto prima che si abusasse della legge sul copyright, sul lavoro degli altri nel pieno rispetto delle leggi esistenti. E’ naturale che se si sono ceduti i diritti, magari in modo esclusivo ad un editore, non è possibile dotare di licenza CC il proprio contributo.
- Ad un nostro precedente incontro, accennavi qualcosa riguardo all'Open Access. Parlacene un po’.
Esiste una definizione precisa di Open Access, nota anche come definizione BBB che sta ad indicare i tre momenti (2001-2003) in cui tale definizione si è perfezionata, e cioè entro il Bethesda Meeting, la BOAI Budapest Open Access Iniziative, e la Berlin Declaration. In parole povere Open Access (Accesso Aperto) significa accesso libero e senza barriere al sapere scientifico. Si tratta di un movimento o, meglio, di una serie di strategie, nate all’interno del mondo accademico, il cui scopo è riguadagnare possesso della comunicazione scientifica offrendo libero accesso ai risultati della ricerca. Il costo delle pubblicazioni scientifiche è aumentato a dismisura negli ultimi decenni, abbiamo riviste scientifiche i cui abbonamenti annui sfiorano € 23.000. Da un’indagine europea il mercato dell’editoria scientifica è il mano per il 70% a soli 11 grossi editori (multinazionali). Attraverso l’OA si Sfruttano le potenzialità offerte dalla rete e gli articoli vengono resi accessibili senza le restrizioni e le barriere previste dalle licenze tradizionali che impediscono per esempio ai paesi in via di sviluppo l’accesso ai contenuti. Nel framework OA la disseminazione dell’informazione garantisce un reale impatto: più un articolo è liberamente scaricabile, più è letto, più viene citato. Questo favorisce la condivisione del sapere e quindi un più rapido avanzamento della conoscenza, senza barriere, in tutto il mondo.
Due sono le strategie di pubblicazione o i canali dell’Accesso Aperto:
- La via verde: l’autoarchiviazione in archivi aperti: archivi digitali a carattere istituzionale o disciplinare, vi si deposita il pre-print o il post print dell’articolo in accordo con le politiche di copyright dell’editore
- La via d’oro: pubblicazione su riviste ad Accesso Aperto, che garantiscono la peer review ma adottano un diverso modello economico: nessun pagamento richiesto per accedere ai testi, i costi di pubblicazione sono coperti da una quota versata dall’autore o dalla sua istituzione (la tendenza è di ricomprendere i costi di pubblicazione nel budget iniziale stanziato per la ricerca)
...E non finisce qui...
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