giovedì 14 aprile 2011

A CHE PREZZO?

"Sono istanti importanti, quelli in cui vendi te stesso. Quelli in cui promuovi l'eccesso della bolla di libertà che il mercato concede a chiunque; e quelli in cui ti logori per essa.
La vastità di cui si compone ti decompone l'anima, ma tu incrementa, continua a consumare e non fermare il processo produttivo di quello che alcuni chiamano successo; come ad esempio i gastroenterologi. Che, vista l'ulcera che colpirà te, e tutti quelli come te, avranno lavoro per le prossime sette generazioni.

Quanta sacrificata coerenza coesiste con la compassione del compromesso indennizzato verso cui devi rivolgerti per avere anche tu un frammento di sopravvivenza e una pillola di felicità, nella decadenza dell'umano e nell'apoteosi dell'automa. Drogato di multinazionali, sedato dalle vetrine luccicanti e bersagliato dalle infinite possibilità di scelta.
Come l'illudersi di essere liberi, mentre il giogo della civiltà egocratica continua a dare prova di forza, soffocando ed inglobando a sè quante più ignare menti possibili. Giorno dopo giorno.

La fiducia incondizionata nelle urla delle offerte commerciali, con continui dispendi di energia nell'economia e nella ricerca di un nuovo modo per sopraffare il prossimo col sorriso, pone le basi per il cosidetto progresso, e scava la fossa per l'innocenza.
Evapora lo spirito e si cancella il ricordo di ciò che è veramente essenziale:
non il cellulare, non il computer, non l'automobile, non l'ultimo modello di videocamera, non l'investimento quarantennale su un immobile o su un matrimonio mobile, non un lavoro che rende liberi solo i faraoni, non il sapore di pancetta o l'abbonamento alla palestra che serve a smaltirla (la pancetta), non le scopate, non le briscolate, non i biscotti dietetici, non le prove costume, non gli ormoni, non i desideri, ma solo l'aria.

Diversi dalle piante per forma, ma per sostanza bisognosi delle stesse identiche cose: acqua, ossigeno, un pò di calore. E nulla più.
Pensaci.

Se vuoi, però, puoi pure continuare a darti importanza, uomo.
Sii perversamente vittima e carnefice delle tue sofferenze, delle tue frivolezze, e delle tue persistenti attribuzioni di merito e di superiorità.
Persevera nel trovarti delle distrazioni, nel crearti delle religioni, nell'osannare i decisi e nel giudicare gli insicuri.
Datti una dimensione, fatti spazio, emergi, vinci! Mangia! O sarai mangiato!

Prosegui il percorso che è ti è più conveniente, ragiona al risparmio, e tranne guadagno.

Io sono come te, e non mi permetto di dirti cosa fare: mica sono la Nestlè, la Nike, la Philip Morris o la Microsoft.

Sono solo Dio.
E come te, uomo,
anch'io,
per natura,
produco solo merda.

...quanto la valutano a Wall Street?"


"..Sono istanti importanti, quelli in cui vendi te stesso..."

Alla Prossima!
I vostri Charlatani cropodivinmerceologistimisticistizzati

4 commenti:

  1. e se non vuoi vederti cosa devi fare, in pratica, charlatano?

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  2. Ah beh, se non voglio vedermi, chiudo gli occhi, spengo la luce...e dormo.

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  3. e se non vuoi venderti? (la enne si era persa)

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  4. Credo che il nocciolo della questione sia rintracciabile nel fatto che l'uomo si stia lentamente dimenticando che l'economia, l'incentivazione monetaria, il sistema del debito e il conseguente "schiavismo legalizzato" siano solo una sua invenzione. Un'invenzione da cui NON dipende la sua esistenza in termini fisiologici e da cui (secondo me) di tanto in tanto farebbe bene a staccarsi per raggiungere una vera e propria evoluzione di carattere umano. E che invece osservo come paradossalmente questi lo veda come l'unico sistema valevole di considerazione, auto negandosi e definendo impossibile ed eretica qualsiasi alternativa di intermediazione e scambio delle risorse. (baratto, beneficenza...tanto per dirne due che fanno sorridere)

    Pensare che non ti vendi per tua scelta, ma per imposizione (velata o meno) di qualcuno che già da quando nasci ti carica della responsabilità di un debito dipeso dalle sue scelte, e che sfrutta il tuo spirito di sacrificio a suo vantaggio spacciandolo per un gesto utile alla sopravvivenza della collettività, è già da solo un sintomo di quanto sia fallace tale sistema e di quanto la forbice della disuguaglianza sia sempre più larga e disequilibrata indipendentemente dalle proprie scelte e/o opinioni.

    Inoltre, anche volendolo accettare, sforzandocisi di trovare (anche) degli aspetti positivi, come possono sembrare il miglioramento della vita media e la stimolazione della competitività intellettiva, va comunque tenuto conto del fatto di come troppo spesso le risorse monetarie vengano erroneamente indirizzate verso percorsi che portano solo a capire quanto sciocco possa essere l'inventore di tutto ciò (ti sembra giusto che al mondo si spendano più soldi in armi e in pubblicità che in cultura e salute?...tanto per farti due esempi "stupidi").
    Capisci anche tu che se ciò è fonte di irritazione in qualche modo bisogna sfogarsi.

    Io da Charlatano qual sono, mi rendo conto benissimo di aver sposato una visione delle cose decisamente minoritaria rispetto al pensiero condiviso dalla maggioranza delle persone, e che sta a me dovermici adeguare nel modo più indolore possibile, ma mi rendo altresì conto di dover anche essere coerente con ciò che penso, altrimenti mi mancherei di rispetto.
    Quindi, come ormai da tempo ho deciso di fare, formulo le mie osservazioni e le mie opinioni riguardo tutto ciò che mi stimola pensiero, sia in positivo che in negativo, sottoforma di brevi riflessioni deliranti e (si spera) letterarie.
    Certo non pretendo che ciò debba piacere a tutti, le divergenze di opinione sono la base di un dialogo costruttivo, purchè questo poi si muova sui binari della reciproca accreditazione di dignità alle idee dell'altro; e anzi, se a chi le legge viene da porre dei quesiti non posso che esserne contento.
    Per cui, caro/a anonimo/a, ti ringrazio per la tua stimolante domanda. E se vuoi dammi pure dell'idealista, dell'utopista o del logorroico.
    Non ti contraddirò.

    Ciao
    Beppe

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